In Italia, così come in altri paesi del mondo occidentale, le malattie cardiocircolatorie rappresentano la principale causa di invalidità e di morte: quasi la metà dei decessi che si verificano sono da attribuire a malattie del cuore e delle arterie.
Queste malattie si sviluppano lentamente ma sono capaci di causare conseguenze anche gravi per la salute e per la vita, come per esempio l’infarto. Curare le conseguenze di tali malattie, una volta che esse si sono manifestate, può non essere facile: è importante quindi cercare di prevenirle.
Studi eseguiti in tutto il mondo ci dicono che sono numerosi i fattori che contribuiscono all’aumento delle malattie cardiocircolatorie. Non esiste un solo fattore capace di causare queste malattie. Più fattori di rischio possiedi, maggiori sono le tue probabilità di sviluppare un problema di cuore.
Moltissimi italiani oggi cercano di modificare le proprie abitudini di vita, per ridurre i fattori di rischio ed avere una vita ed una salute migliori.

FATTORI DI RISCHIO PER LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI

NON MODIFICABILI MODIFICABILI PARTICOLARI STATI

Età sovrappeso diabete
Sesso fumo ipertensione
Ereditarietà inattività fisica gravidanza
abuso di alcol ipotiroidismo
sindrome nefrosica
assunzione della pillola anticoncezionale
stasi delle vie biliari
Attività fisica – L’aumento dell’attività fisica aiuta ad abbassare il colesterolo-LDL e ad innalzare il colesterolo HDL.

Familiarità – Il tuo organismo regola i livelli di colesterolo di cui si ha bisogno. I geni (caratteri ereditari) di un individuo possono influire sulla produzione e sulla distribuzione del colesterolo ed essere alla base
dell’ipercolesterolemia.

Età e sesso – Il colesterolo circolante sia nell’uomo che nella donna tendono ad innalzarsi verso i 20 anni. Le donne prima della menopausa presentano livelli più bassi degli uomini della stessa età. Dopo la menopausa, il livello di colesterolo LDL della donna aumenta e parallelamente si alza anche il rischio coronarico.

Fumo-Le persone che smettono di fumare -indipendentemente da quanto tempo si fuma e quanto si fuma- riducono rapidamente il rischio di malattie cardiache fatali. In circa tre anni il rischio si abbassa come quello di un non-fumatore.

Ipertensione-L’aumento della pressione arteriosa, cioè l’ipertensione, è presente in circa
25 persone su 100 della nostra popolazione. Gli individui sovrappeso e quelli che hanno familiari ipertesi, le donne in menopausa o che assumono contraccettivi orali hanno un rischio più alto di avere l’ipertensione.L’ipertensione fa sì che il cuore debba lavorare più del normale, e sia il cuore che le arterie sono sottoposte ad uno stress maggiore.
L’ipertensione di solito non dà sintomi. L’unico modo per sapere se tu soffri di pressione alta e di misurarla. Si considera alta una pressione superiore a 130 (pressione massima)/85 (pressione minima)L’ipertensione aumenta il rischio di importanti malattie: Ictus, Infarto, Malattie renali , Malattie oculari .
Poiché l’aumento della pressione arteriosa spesso non causa disturbi, il modo migliore per sapere se la tua pressione è alterata o normale e di controllarla. L’aumento della pressione può danneggiare la parete arteriosa favorendo l’arteriosclerosi. La terapia riduce la frequenza di ictus cerebrale e di cardiopatia ischemica. Gli obiettivi della riduzione della pressione arteriosa sono 140 o meno per la massima, 85-90 o meno per la minima. Si può tenere bassa la pressione arteriosa mantenendo un peso adeguato, mangiando cibi poveri di grassi e di sale e ricchi di fibre. Altre precauzioni sono una alimentazione con apporto adeguato di calcio, una regolare attività fisica come ad esempio lunghe passeggiate, e se necessario assumere i farmaci prescritti dal tuo medico.

Trigliceridi: alcuni individui presentano un aumento dei trigliceridi, un altro tipo di grassi che circola nel sangue. Anche questi grassi possono contribuire all’aterosclerosi. I soggetti sovrappeso spesso hanno trigliceridi alti. I trigliceridi oltre ad essere prodotti dal nostro organismo vengono introdotti con gli alimenti contentenenti grassi animali.

L’importanza della “triade lipidica” (elevati livelli di colesterolo- LDL, trigliceridi e bassi livelli di colesterolo HDL) nello sviluppo dell’aterosclerosi è stata sottolineata da numerosi studi. I dati epidemiologici indicano oggi:
1) che la colesterolemia, e in particolare la colesterolemia-LDL, è un fattore di
rischio potente e indipendente di cardiopatia coronarica;
2) che elevati livelli di colesterolemia totale e LDL e ridotti livelli di
colesterolemia HDL si associano anche a un eccesso di rischio di morbilità e
mortalità per patologie cerebrovascolari, e di mortalità per tutte le cause;
3) che elevati livelli di trigliceridi (180-400 mg/dl) si possono associare ad un aumentato rischio cardiovascolare, specialmente se si accompagnano a una ridotta concentrazione di colesterolemia HDL (<35 mg/dl nell’uomo, <40 mg/dl nella donna);
4) che la riduzione della colesterolemia, contemporaneamente a quella di altri fattori di rischio, si accompagna a una diminuzione della morbilità e della mortalità per cardiopatia coronarica e ictus.
IL COLESTEROLO

Che funzioni svolge il colesterolo?

E’ indispensabile per l’organismo umano poiché rappresenta

il costituente fondamentale di tutte le membrane delle cellule;
 un precursore di alcuni ormoni (steroidiei)
 il precursore della Vitamina D e dei sali biliari

Il colesterolo attraverso il nostro organismo

Il colesterolo in parte viene “fabbricato “dal nostro organismo, e in parte viene da noi introdotto con l’alimentazione.
Nel sangue il colesterolo può dunque arrivare in due modi:
1. per via esogena,ovvero introdotto con gli alimenti
2. per via endogena ,ovvero prodotto dal nostro organismo
il colesterolo però nel sangue non circola mai libero, ma viene trasportato da due “autoveicoli” diversi:

LDL – colesterolo: cellule del nostro organismo prelevano il colesterolo dalle LDL tramite dei recettori, che aumentano quando nella cellula c’è poco colesterolo e viceversa diminuiscono quando ne hanno a sufficienza per i propri fabbisogni metabolici.

HDL – colesterolo: prelevano il colesterolo in eccesso dalle cellule e lo trasporta al fegato dove viene metabolizzato o trasformato ad acidi biliari.

Tutto questo meccanismo dipende dunque da:
1. la quantità di colesterolo presente nelle cellule
2. dalla quantità di recettori per le LDL presenti sulle cellule
Insomma, nel nostro sangue il colesterolo viene continuamente rimosso e depositato;
tuttavia , mentre l’LDL – colesterolo tende a depositarsi sulle arterie, favorendo il processo aterosclerotico (ed è infatti chiamato “colesterolo cattivo”), l’ HDL -colesterolo (detto “colesterolo buono”), ha la funzione di pulire le arterie, tanto da essere soprannominato anche “spazzino delle arterie”.
Purtroppo non sempre tutti questi meccanismi funzionano perfettamente, ad esempio ci sono dei soggetti che per cause ereditarie hanno un basso numero di recettori per l’ LDL- colesterolo , di conseguenza le cellule non potendo prendere da queste il colesterolo, lo auto-producono in modo eccessivo. Ciò significa che possono esserci dei soggetti magri, e regime dietetico controllato che continuano ad avere elevati livelli di colesterolo ematico, poiché “buoni produttori di colesterolo”.

ANALISI A CONFRONTO

Avendo ben chiare le diverse funzioni dell’ LDL – colesterolo e quelle dell’ HDL –colesterolo, si capisce come sia importante conoscere non tanto i livelli di colesterolo totale, quanto valutare le due diverse frazioni e conoscere i rapporti tra colesterolo “buono” e quello “cattivo”
Si deve comunque ricordare che livelli di colesterolo totale inferiori a 150 mg/dl non comportano alcun rischio coronarico, e che valori maggiori di 350 mg/dl indicano un alto rischio anche se l’HDL- colesterolo è alto.

TERAPIA:DIETA E STILE DI VITA

La strategia nei confronti delle dislipidemie può essere rivolta all’intera popolazione, che contiene individui sani, malati e predisposti. Essa mira a ridurre la colesterolemia media a 180-400 mg/dl suggerendo, a tutti gli individui di età superiore a 2 anni, di adottare abitudini alimentari in cui la quota di grassi
non superi il 30% delle calorie totali; quella dei grassi saturi sia inferiore al 10%; quella dei poliinsaturi ammonti al 7-8%, tenendo presente che un’importante proporzione di questi può derivare dal pesce; la restante parte della quota lipidica sia rappresentata da grassi monoinsaturi (ad esempio, dagli
oli extravergine e vergine di oliva); l’assunzione giornaliera di colesterolo con gli alimenti non superi i 300 mg negli adulti e i 100 mg per 1.000 calorie nei bambini . Va inoltre ridotto il peso corporeo eventualmente in eccesso, diminuendo l’apporto calorico e incrementando l’attività fisica.

Ciò di cui hai bisogno per abbassare gli alti livelli di colesterolo

Indipendentemente dal livello di colesterolo nel sangue, questi consigli sulla dieta garantiscono la buona salute del cuore. Questo scopo si raggiunge più facilmente se si inizia bene fin dall’infanzia. L’intera famiglia dovrà inoltre essere fisicamente attiva. E se tu hai alti livelli di colesterolo nel sangue dovuti all’alimentazione, a fattori ereditari o ad entrambi è ancora più importante mangiare in modo salutare ed essere fisicamente attivi. Adottando questi comportamenti, è possibile anche facilitare il controllo della pressione alta e del diabete.

Preferire cibi a basso contenuto di grassi saturi

Tutti i cibi che contengono grassi sono fatti di una miscela di grassi saturi ed insaturi. I grassi saturi alzano il tuo livello di colesterolo più di qualsiasi altra cosa mangi. Ciò vale soprattutto per gli alimenti di origine animale, come la carne, il pollame, i prodotti caseari soprattutto ottenuti da latte intero, il lardo, ma anche per
qualche olio vegetale, come quello della noce di cocco, di mandorle, l’olio di palma. Il miglior modo per ridurre il livello di colesterolo nel sangue è di preferire cibi a basso contenuto di grassi saturi. A tal fine occorre preferire la frutta, i vegetali, e i cibi contenenti cereali interi, naturalmente a basso contenuto di grassi saturi e ad alto contenuto di amido e fibre.

Preferire cibi a basso contenuto in grassi totali

Dal momento che molti cibi ad alto contenuto in grassi totali sono anche ad alto contenuto in grassi saturi, mangiare cibi a basso contenuto in grassi totali è un modo semplice per fare un alimentazione con pochi grassi saturi. Quando tu mangi qualcosa di grasso, devi cercare di sostituire i grassi saturi con quelli insaturi. Normalmente i grassi insaturi sono liquidi a temperatura ambiente, e si distinguono in mono- e poliinsaturi. L’olio di oliva ha un alto contenuto in grassi monoinsaturi, mentre i cibi ad elevato contenuto in grassi
polinsaturi includono cartamo, girasole, cereali ed oli di soia. Gli alimenti contenenti grassi rappresentano una ricca fonte di calorie; mangiando cibi a basso contenuto di grassi, si evita l’introduzione di calorie in eccesso in modo tale da perdere peso: la perdita di peso è un importante fattore per diminuire il livello di
colesterolo nel sangue.

Preferire cibi ricchi in amido e fibre

Cibi ricchi in amido e fibre rappresentano un importante sostituto di cibi ricchi in grassi saturi.
Questi cibi –pane, cereali, frutta, vegetali- hanno un basso contenuto di grassi saturi e colesterolo.
Essi quindi hanno un minor contenuto in calorie rispetto ai cibi ricchi in grassi. Cibi ad alto contenuto in amido e fibre sono anche una buona fonte di vitamine e minerali. Le diete a basso contenuto di grassi saturi e colesterolo, e ricche invece di frutta, vegetali, cereali, tipo avena e crusca d’orzo, piselli e fagioli, possono aiutare ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue.

Preferire cibi a basso contenuto di colesterolo

Una dieta ricca di colesterolo può innalzare il tuo livello di colesterolo nel sangue, sebbene non
così tanto come fanno i grassi saturi. Per questo è importante preferire una dieta a basso
contenuto di colesterolo. Il colesterolo della dieta si trova solo in cibi di origine animale. Molti di
questi cibi sono ricchi di grassi saturi. Cibi di origine vegetale non sono una fonte di
colesterolo ma possono contenere grassi saturi.

Essere più attivi fisicamente

Muoversi – ovvero essere fisicamente attivi- fa bene al tuo livello di colesterolo nel sangue: ovvero può
innalzare le HDL ed abbassare le LDL. Inoltre essere attivi può aiutarti a perdere peso, ad
abbassare la pressione sanguigna, a migliorare la salute del cuore e dei vasi sanguigni, e ridurre lo
stress.

Perdere peso, se sei sovrappeso

Le persone in sovrappeso tendono ad avere livelli di colesterolo più alti rispetto ai soggetti che hanno un
peso desiderabile. Le persone in sovrappeso con una conformazione a “mela” – più grassi a livello dell’addome- hanno un rischio maggiore di malattie cardiache rispetto a persone in sovrappeso e
conformazione a “pera”, in cui l’accumulo di grasso è maggiormente distribuito sui fianchi e cosce.
Qualsiasi sia la tua conformazione, quando diminuisci i grassi nella tua dieta, diminuisci anche una delle maggiori fonti di calorie dalla tua dieta.
Una dieta che aiuta a mettersi sulla buona strada per perdere peso, deve essere ricca di amido e fibre invece che di grassi: più i cibi sono amidacei minore è il loro contenuto in grassi ed in calorie, rispetto ai cibi grassi. Se sei sovrappeso, perdere anche pochi chili può aiutare ad abbassare il colesterolo-LDL ed innalzare il colesterolo-HDL, non c’è bisogno di raggiungere il peso desiderabile per ottenere un miglioramento nei livelli di colesterolo.

Per abbassare il tuo livello di colesterolo ricorda di:

Preferire cibi a basso contenuto di grassi saturi e colesterolo
• Essere maggiormente attivi fisicamente;
• Perdere peso, se sei sovrappeso

La dieta per la salute del cuore: la Fase 1 e 2

Tutti dovrebbero seguire le regole generali per abbassare il colesterolo nel sangue. Infatti questo modo di mangiare dovrebbe essere seguito dall’intera famiglia (escluso i bambini con meno di 2 anni, che hanno bisogno di assumere maggiori calorie dai grassi ), e queste linee guida sono state raccomandate per la
popolazione in generale.Se l’intera famiglia comincia a mangiare seguendo questi criteri, ciò ti può aiutare ad impostare una dieta che permetta di abbassare il livello di colesterolo.
Se tu hai alti livelli di colesterolo devi porre attenzione a ciò che mangi, seguendo la dieta di fase 1 o 2.

Dieta di Fase 1

Durante questa dieta dovresti mangiare:

8-10% delle calorie totali dai grassi saturi
 30% delle calorie totali dai grassi
 < di 300 milligrammi di colesterolo al dì
 L’introito calorico deve essere adeguato a mantenere il peso
desiderabile

Se non riesci ad abbassare il livello di colesterolo attraverso la dieta di fase 1 o se hai un alto rischio di malattia coronarica, il tuo medico ti dirà di seguire la dieta della fase 2. Se hai già avuto una
malattia coronarica, dovrai partire con la dieta dello step 2. La dieta di fase 2 ti aiuta a tagliare i grassi saturi ed il colesterolo anche di più rispetto a ciò che puoi fare seguendo la dieta di fase 1, e quindi a diminuire ancora di più il livello di colesterolo nel sangue.

Dieta di Fase 2

Durante questa dieta dovresti mangiare:

meno del 10% delle calorie totali dai grassi saturi
 30% o meno delle calorie totali dai grassi
 < di 200 milligrammi di colesterolo al dì
 L’introito calorico deve essere adeguato a mantenere il peso
desiderabile

Per raggiungere i completi benefici della dieta di fase 2 devi farti aiutare da un dietista o da un nutrizionista esperti. Se i livelli di colesterolo non si riducono ulteriormente, allora hai bisogno di
associare alla dieta dei farmaci.Le raccomandazioni sui grassi saturi e totali sono basate su una
percentuale di calorie che tu introduci nell’organismo; l’ammontare attuale di ciò che devi introdurre giornalmente, dipende da quante (ovvero con quali cibi) tu introduci calorie. Guarda la tabella
sottostante per avere un’idea del numero di grammi di grassi saturi e totali che tu dovresti mangiare.

Una parola sul sale

Se tu hai una pressione sanguigna elevata, così come livelli elevati di colesterolo (e ciò accade in molte persone) devi diminuire il consumo di sodio o sale da cucina.
Maggiore è il tuo impegno nel diminuire il livello di colesterolo, maggiore sarà il tempo guadagnato nel diminuire anche la pressione arteriosa. Porta il consumo di sodio ad una soglia limite
di 2,4 g.
Omega 3 (olio di pesce) e prevenzione cardiovascolare

L’interesse nei confronti dell’olio di pesce è nato principalmente da osservazioni di carattere epidemiologico: la bassa mortalità per malattie cardiovascolari riscontrata fra gli Eskimesi e i Giapponesi è stata messa in relazione alla loro alimentazione, comparabile in termini di consumo di
grassi a quella degli europei o dei nordamericani, ma particolarmente ricca di acidi grassi poliinsaturi omega-3 di cui sono ricchi i pesci che vivono nelle coste del Giappone e della Groenlandia.
Da questa osservazione, a partire dagli anni ’70, si sono via moltiplicati gli studi clinici volti a stabilire il ruolo di questi alimenti nella prevenzione di alcune patologie, soprattutto quelle a carico dell’apparato cardiocircolatorio.

Composizione dell’olio di pesce
Le carni di alcuni pesci sono particolarmente ricche di due sostanze, l’EPA (acido eicosapentaenoico) e il DHA (acido docosaesaenoico) particolari acidi grassi (detti omega-3) che sono responsabili di una serie di reazioni biologiche e fisiologiche che spiegano, in parte, l’importanza di questo alimento nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
L’EPA e il DHA, seppure in quantità modesta, si formano normalmente nell’organismo a partire dall’acido linolenico. Gli acidi linolenico e linoleico, sono acidi grassi essenziali, cioè il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli, ma devono essere introdotti con la dieta. L’acido linolenico, è contenuto in alimenti come i legumi, le noci, l’olio di soia, ecc. Una volta assunto viene trasformato nell’organismo in EPA e DHA. Il contenuto esatto di un olio di pesce varia in funzione della sua origine, che può essere il solo fegato o tutto il pesce. 10 ml di un olio ricavato dal fegato di merluzzo o squalo, di solito contiene circa 2 g di acidi grassi
omega 3.
Come agiscono
Gli acidi grassi omega-3 sono in grado di modificare la tendenza delle piastrine ad aggregare; ciò si traduce in una riduzione del rischio di formazione di trombi. In base agli studi effettuati in vitro e in vivo, le
azioni biologiche degli acidi grassi omega-3 vanno tuttavia ben oltre l’effetto antiaggregante; intervengono infatti in molteplici meccanismi, responsabili del processo di aterosclerosi, della diminuzione della pressione
arteriosa, dell’effetto antiaritmico, ipocolesterolemizzante e ipotrigliceridemizzante.

Quali i benefici

L ‘importanza sotto il profilo biologico e fisiologico di un adeguato apporto nell’uomo di acidi grassi omega-3 non ha ormai bisogno di ulteriori conferme. Basti ricordare che sono essenziali per la formazione di nuovi
tessuti in quanto costituiscono un importante componente per la formazione delle membrane, che sono fondamentali per lo sviluppo della retina e del sistema nervoso centrale nel periodo fetale, da cui l’importanza, per la futura mamma, di una alimentazione corretta completa che comprenda anche questi acidi grassi. L’interesse su queste sostanze si è espanso per accertare quale sia il loro possibile ruolo nel prevenire l’aterosclerosi, riducendo così la morbilità/mortalità per patologie cardiovascolari.
L’azione farmacologica più studiata inizialmente è stata la capacità di ridurre i trigliceridi. Altre ricerche hanno evidenziato un vasto ambito di proprietà, tutte potenzialmente utili nella prevenzione cardiovascolare, quali l’effetto antitrombotico, antiaterosclerotico e antinfiammatorio.
Necessita invece ulteriori conferme l’attività degli omega-3 nei confronti di malattie infiammatorie croniche come la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, la psoriasi, l’artrite reumatoide.

Quanto e per quanto tempo?

La prevenzione delle malattie cardiovascolari deve essere innanzitutto incentrata su una dieta equilibrata, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, e sull’eliminazione dei fattori di rischio (fumo, obesità, vita
sedentaria, ecc.). Gli acidi grassi omega-3 sono contenuti principalmente nel pesce grasso (salmone, tonno e pesce azzurro, come sgombri, sardine, aringhe). In genere una dieta varia ed equilibrata, che comprenda 2 o 3 pasti alla settimana a base di pesce, riesce a soddisfare appieno le esigenze dell’organismo. In alcuni casi, tuttavia, qualora la dieta e l’eliminazione dei fattori di rischio falliscano, si può ricorrere agli integratori dietetici di omega-3. In questi preparati la quantità di omega-3 varia da un prodotto all’altro: le confezioni riportano tuttavia il contenuto di acidi grassi per ogni capsula e il numero di capsule da assumere al giorno. Gli omega 3 sono contenuti anche in specialità medicinali di prescrizione (es. Seacor, Esapent) la dose giornaliera consigliata varia da 0,9 a 2,5 g di omega-3 (1-3 capsule) al giorno.
Un aspetto rilevante, che spesso viene dimenticato, è che questa integrazione serve ben a poco in una dieta che mantiene inalterato il contenuto totale di grassi e, soprattutto, di grassi saturi (grassi di origine animale).

Effetti indesiderati

L’effetto indesiderato più temibile attribuito all’olio di pesce è la maggiore probabilità di sanguinamenti (a causa dall’attività antiaggregante sulle piastrine). Anche se gli studi sono stati molto rassicuranti, chi è in
trattamento con anticoagulanti o aspirina e le persone emofiliche devono porre particolare attenzione. Un’elevata quantità di omega-3 può aggravare l’asma in chi è allergico all’aspirina e aumentare la glicemia nelle persone con diabete non insulino dipendente. Effetti indesiderati di minore importanza sono la comparsa di nausea, di eruttazioni e la formazione di radicali liberi come conseguenza di fenomeni di perossidazione: è bene ricordare, a questo proposito, che gli integratori dietetici a base di olio di pesce contengono anche sostanze ad azione antiossidante in grado di ridurre questo rischio. Infine, grazie alle nuove tecnologie di produzione, che permettono di escludere possibili inquinamenti, è attualmente ridotto al minimo il rischio di inquinamento da mercurio del pesce. Gli oli di pesce e gli estratti di alcuni oli contengono, oltre ad elevate quantità di EPA e DHA, anche vitamine liposolubili, come la A e la D: ciò
deve essere tenuto in considerazione soprattutto quando l’olio di pesce viene assunto sottoforma di integratore dietetico contemporaneamente ad altri integratori vitaminici, oppure in alcune condizioni, come durante la gravidanza. L’assunzione di elevati quantitativi di Vitamina A durante le prime fasi della
gravidanza può portare a difetti neonatali; gli integratori a base di oli di pesce andrebbero perciò assunti con cautela durante il primo trimestre di gravidanza, quando si verificano le tappe fondamentali della
differenziazione e dello sviluppo dei vari organi (organogenesi).